Grigio di Payne

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta della storia dei colori più utilizzati nel mondo dell’arte, imparando le loro particolarità ed anche le loro composizioni. La scoperta di nuovi colori ha spesso avuto, nel corso degli anni, un ruolo fondamentale nello sviluppo delle tecniche degli artisti che hanno trovato nuovi metodi per esprimere la loro arte.

Dopo il Rosso Vermiglio, il Blu Oltremare ed il Blu di Prussia, impariamo a conoscere un colore che potremmo definire cugino degli ultimi due: il Grigio di Payne. Esso si presenta come una tonalità di grigio scuro che vira all’azzurro, spesso passato inosservato ma che, se si osserva attentamente, lo si potrà notare in numerosi dipinti; questa tonalità, infatti, a seconda dell’intensità scelta, si presta perfettamente per creare le ombre, così come per rappresentare cieli umidi ed oscuri.

Il Grigio di Payne deve il suo nome al pittore omonimo, William, che sebbene fosse poco amato dalla critica londinese del tempo, offrì al mondo artistico diverse opere interessanti. Il vero lascito del pittore però fu, appunto, il nuovo colore che egli creò miscelando tre diversi acquerelli: il ben noto Blu di Prussia, l’ocra ed il cremisi, ottenendo un colore tetro tipico delle giornate invernali.

Oggi, però, il Grigio di Payne può confondere gli artisti; molti produttori presentano tale tonalità, ma essa viene ottenuta in modi diversi: c’è chi crea questo colore miscelando due pigmenti, chi ne utilizza tre ed ancora chi sceglie quattro diversi colori per arrivare al Grigio di Payne. Il risultato è, ovviamente, un insieme di tante nuance diverse, chiarendo il motivo per cui esistono diversi colori con questo nome. La tecnica più utilizzata per ottenere il Grigio di Payne è una miscela di Blu Oltremare e Terra di Siena Buciata e si aggiunge, talvolta, una punta di nero per un risultato più netto.

Grigio di Payne

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